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al testo di Rosetta Sacchi
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Il vero premio fu la tua cattedra nella mia età adolescenziale sapere di non sapere ed essere investita d’un ruolo non ambito L’Infinito e Silvia nel profumo intenso della ginestra ed io che alla luna ho parlato tante volte ma di cose poco profonde del vento contrario del latrato dei cani nella notte dei tarli nell’anima e nel legno antico dei mobili della mia cucina.
Non del genere umano non della sorte non delle tempeste Mai ho attraversato sentieri dove il vento profumasse di gelsomino e rose la lavanda fu la sola sorpresa notturna d’un cuscino sprofondato nel sofà tra le note di Chopin le parole sugli scaffali i sogni sgranati di vermiglio, i melograni della pazienza e dell’attesa nel grigio degli inverni Da piccola fui grande con mio immenso stupore tra le bambole mai possedute.
Ora rotolo in discesa, un granello destinato a scomparire mentre un canto notturno di pastori risale la collina Non è più tempo di tramonti silenziosi e mazzolini di rose e di viole Non è più tempo di vigne di siepi e meraviglia ed orizzonti di luce ove annegare. Le cicale … che frastuono quando l’aria è satura di menzogne, nel prato verde di nostalgia e desideri calpestati per distrazione!
Dedicata al mio prof. Biagino |
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