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Noi che amiamo Leopardi

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Il vero premio fu la tua cattedra nella mia età adolescenziale

sapere di non sapere ed essere investita d’un ruolo non ambito

L’Infinito e Silvia nel profumo intenso della ginestra

ed io che alla luna ho parlato tante volte ma di cose poco profonde

del vento contrario del latrato dei cani nella notte

dei tarli nell’anima e nel legno antico dei mobili della mia cucina.

 

Non del genere umano non della sorte non delle tempeste

Mai ho attraversato sentieri dove il vento profumasse di gelsomino e rose

la lavanda fu la sola sorpresa notturna d’un cuscino sprofondato nel sofà

tra le note di Chopin le parole sugli scaffali i sogni sgranati di vermiglio,

i melograni della pazienza e dell’attesa nel grigio degli inverni

Da piccola fui grande con mio immenso stupore tra le bambole mai possedute.

 

Ora rotolo in discesa, un granello destinato a scomparire

mentre un canto notturno di pastori risale la collina

Non è più tempo di tramonti silenziosi e mazzolini di rose e di viole

Non è più tempo di vigne di siepi e meraviglia ed orizzonti di luce ove annegare.

Le cicale … che frastuono quando l’aria è satura di menzogne,

nel prato verde di nostalgia e desideri calpestati per distrazione!

 

 

 Dedicata al mio prof. Biagino

 Vincenzo Corsaro - 24/10/2022 18:11:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

Bellissima dedica che mi ha anche commosso. Letta e riletta perché catturato da un’atmosfera magica che imprigiona l’animo di chi legge e siccome so che mi dilungherei molto, dico semplicemente che è stupenda perché poche volte ne ho lette come questa. Complimenti e un caro saluto:)

 Angelo Naclerio - 24/10/2022 02:02:00 [ leggi altri commenti di Angelo Naclerio » ]

Intanto molto mi piace la poesia che a qualcuno dedicata nasce.
Secondo me Giacomo avrebbe assai gradito questa Rosetta,
il tuo discorrere musicato tra Lui e te.
Del resto, qual’è del sanguineo sentire
il luogo, quale il tempo il fumo
l’Arte il profumo
la persona immersa nella sua tanta
poca profondità quotidiana
particella di passione rapita
nella terrena storia delle passioni
creatura subito grande d’emozioni?
Quale è del vermiglio sentire
l’imaginoso sonno tradito
l’aria insincera
la terrenità disattenta,
la brezza sincera
l’umanità attenta
il sogno ben custodito?
Sette note
ha cremisi il sentimento
-quand’anche patimento-
e dieci dita danzanti
e suoni parole e canti
e vermigli frutti palpitanti,
seppur il cuor duole,
a costruir veritiera vita
così com’Ella sola vuole
da Bellezza scolpita.

Memore di Silvia, delle tantissime donne in poesia cantate o di poesia autrici, in questo "Villaggio" ti mando un poetico abbraccio.

 Gil - 23/10/2022 21:13:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Il verso lungo, il suo tono prosastico rendono efficacemente quella malinconia inquieta, perché cosciente di percorso destinale a tratti infelice (leopardianamente infelice); ciò avviene grazie a una scrittura sorvegliata, tramata di cultura, di letture e formazione adolescenziali; si avverte poi, qui la cifra testuale più preziosa, a mio modesto parere, l’assoluta autenticità dell’io poetico, ancorché questi non coincidesse con l’io autoriale, al lettore ciò non deve interessare, che fa da specchio emozionale a colui che vi s’immerge in lettura.

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